Verso Altro

[2005-2008]


VersoAltro è il resto di un vettore.Il rilancio possibile di un movimento: tensione al precipizio delle parole nel gesto. Verso altro sono i corpi al mondo: aperture, palinsesti perennemente sotto cancellazione di intenzioni, dis-posizioni. Le mani rivelano gli oggetti che toccano, le ascosità e le resistenze delle superfici, gli occhi si rivolgono alle cose del mondo. Il corpo è pro-teso verso il mondo e rivolgendosi ad esso lo (e vi si) riflette: quello di cui esso fa esperienza è gli viene offerto, impegnandolo in un rapporto di reversibilità e di sopravanzamento reciproco. Avvicinarsi, stringere, afferrare sono modi dell’esperienza dell’altro, in cui darsi e ritrarsi si identificano. Il gesto con cui agiamo sulle cose tenta la concordanza tra mondo e corpo. Coi gesti  convochiamo gli altri a essere con noi, a concordare con noi, a partecipare dell’inaugurazione, corporea, di una precisa temporalità dello spazio: la durata di una traiettoria visiva, motoria o tattile. Spalancare questa durata, tagliare, interrompere, cesurare o indurre al cortocircuito il gesto, esasperarlo o mutilarlo, espone l'apertura a sé stessa, esibisce il limite di un movimento, ne mostra i margini di possibilità.  Staccare i gesti dal loro essere in situazione, ed esibirne lo iato rispetto ad essa, separarli dal tempo che segnano e da cui sono segnati, normalmente, senza soluzione di continuità, patisce forse il negativo di una separazione di sé da sé. Terrorizza e scongiura la fissazione di uno stato, la posizione di un ordine metafisico: ma rivela pure, esibendo continuamente margini e limiti, collassando l’una sull’altra le planarità delle esperienze percettive di organico e inorganico, esaurendo i calembours, mostrando la forsennatezza che rischia ogni operazione, apre o allude allo schiudersi di un segreto. Scongiura l’alienazione mentre ne esibisce la possibilità.

Ada Biafore
 Lo sfigurato è il luogo dell’infigurabile.